Thursday, December 28, 2006

"Brusa la vecia!"

Pianzano (TV), primi anni settanta. Ballando e cantando attorno al "pan e vin" e bruciando la "vecia" nel cortile di mia nonna...

... che voglia di fare una ricerchetta etnografica sulle pratiche e credenze della vecia!! Sono sicura che sia un legame tra la vecia che viene bruciata e il potere femminile che fa paura e viene associato alla stregoneria... Per ora ho trovato questo:

http://www.formorefun.it/natale/befana.htm
http://www.viaggiando-sus.it/turismo_itinerari_vis.cfm?ID=28
http://www.acam.it/natale2002.htm

Personaggio mitico e legato ai riti della fertilita', la befana ha origini molto antiche. Ad esempio, in Grecia, era la dea Hera a percorrere il cielo portando doni e abbondanza durante dodici notti solstiziali. Hera, legata a Diana, patrona della stregoneria, era la dea notturna per eccellenza, che soprintendeva al noto “Corteo di Diana”, in cui le donne compivano i loro sortilegi. Donne che, dopo l’avvento del Cristianesimo, vennero considerate pagane, malvagie e dissolute. Questa decadenza spiega anche, con tutta probabilità, l’aspetto attuale delle Befane: donne brutte e sdentate, dai capelli arruffati e coperte di miseri stracci, proprio come le streghe che ben conosciamo.

In veneto la strega e' chiamata anche Marantega, nome che si avvicinerebbe a Mater Antiqua, e vista a cavalcioni su una scopa. La scopa stregonesca e' un attrezzo magico che ricorda fortemente il bastone o la “bacchetta magica”, simbolo priapico e al tempo stesso legato all’albero. Anche la tradizione della scopa potrebbe derivare dagli antichi culti dionisiaci e in particolare dal Tirso, il mitico bastone avvolto da foglie d’edera e vite e con in capo una pigna, elemento legato alla fertilità a causa dei “frutti” che nasconde nel suo seno. Nel medioevo si credereva che la scopa fosse il mezzo di trasporto delle streghe che, attraverso essa, raggiungevano i loro raduni. In realtà la scopa è un simbolo priapico che solo successivamente , verso il XV sec. acquista l’immagine della famigerata scopa e la sua stessa posizione , tra le gambe della donna, la rendono un fortissimo simbolo di fertilità e prosperità. Ancora oggi , dunque , nel periodo natalizio , strane donne a cavalcioni di scope , alberi illuminati , piccole bacche bianche (visco) ci fanno rivivere antiche tradizioni di un mondo e un culto oramai perduto: La Foresta.

IL FALO'
In origine il falò altro non era che un rito pagano col quale si voleva chiedere abbondanza di raccolti per tutto l’anno Ancora oggi è diffusa l'usanza di “ardere la vecchia”: un enorme pupazzo, composto da legna, stracci e fascine, di forma umana, viene posto su di una pila di legna e dato alle fiamme.

La figura della “vecia” era anticamente una specie di capro espiatorio per esorcizzare tutto il male e per propiziarsi l’abbondanza e la fertilità dei campi. Con la distruzione della vecchio nell’immaginario popolare (forse un antico retaggio di sacrifici umani o animali) si intendeva rappresentare la fine di tutti i mali. La stessa cosa avviene la notte di Capodanno, quando si lanciano oggetti vecchi dalle finestre. In alcune località del Veneto e del Friuli si lanciano delle ruote di legno incendiate lungo i pendii dei monti; il rito viene detto “rito della stella”, perché anticamente le ruote rappresentavano la corsa del sole nel cielo. Nel trevigiano era in uso fino a pochi decenni fa la tradizione della “notte del panevin”. Si accendevano grandi fuochi, appiccati dai bambini più piccoli del paese, e tutti prendevano a danzare attorno al falò intonando un canto, bevendo vin brulè (vino caldo cotto con spezie varie tra cui chiodi di garofano) e mangiando la pinza (dolce tipico dell’epifania). Dalla direzione del fumo si poteva stabilire il successo o meno della mietitura: “fumo a la montagna un anno de cucagna, fumo a la marina ciol su el sac a va a farina!”. Quando il fumo saliva dritto verso l’alto i ragazzi saltando tra una brace e l’altra cantavano “el pan e vin”, da qui il nome del falò detto ancor oggi pan e vin.

In citta', la vecia viene bruciata a metà quaresima. Alla vecia veniva, e viene tuttora, fatto un vero e proprio processo nel centro cittadino, durante il quale si elencano tutte le "magagne' dell'anno trascorso, ed è consentito deridere politici e personaggi di spicco dello zona. Il rogo purificatore e' necesasrio per lavare i problemi, e dimenticare le austerita' dell'inverno.

1 comment:

Anonymous said...

Bellissimo questo viaggio nelle tradizioni del nostro nord-est. E la Befana si festeggia anche negli USA?